PIO CESARE
Uve pulite, senza residui. E in cantina, trionfa la tradizione del legno grande.
La Voce del Vino Podcast
Wine Philosophy - PIO CESARE
Fedeltà assoluta alla tradizione, equilibrio in vigna, botte grande in cantina.
Le vigne di Pio Cesare sono seguite da un team di 15 operatori, che praticano accurate selezioni sulle uve destinate al Barolo al Barbaresco, nonché Barbera, Dolcetto e Chardonnay.
«Non siamo biologici né biodinamici, ma rispettosi dell'ambiente», assicura Cesare Benvenuto: «I trattamenti sono limitati al massimo e verifichiamo che il residuo chimico finale sulle uve sia pari a zero: su questo siamo concentrati al 200%».
Da 35 anni, a “firmare” i vini di Pio Cesare è un enologo di fama, Paolo Fenocchio, alla guida di un affiatato gruppo di giovani collaboratori, collaudato in oltre 15 anni di lavoro in comune.
Fermentazioni in acciaio e follature, per cercare fragranza, eleganza e il grandissimo carattere delle uve Nebbiolo e Barbera.
«Siamo più tradizionalisti che innovatori», spiega Benvenuto: «Usiamo molto il legno grande, specie per Barolo e Barbaresco, perché rappresenta la tradizione dell'Italia, del Piemonte e, soprattutto, della nostra famiglia».
E le barriques? «Ci sono anche quelle: le usiamo in piccola parte, e di secondo passaggio, per dare un tocco di eleganza anche agli altri nostri vini».
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