Il Bourbon è un particolare tipo di whiskey americano, ma negli Stati Uniti si producono anche altri whiskey, spesso però si tende a fare un po’ di confusione. Vediamo quindi in cosa differiscono questi prodotti.
Una prima importante e basilare distinzione va fatta tra “whisky” termine usato per indicare i distillati prodotti in Scozia e Canada e il “whiskey” usato se scritto in questo modo per indicare quelli di Irlanda e Stati Uniti. Speso però, si tende a uniformare la grafia in “whisky”, contribuendo a creare come ovvio un po’ di confusione.
Entrambe le versioni del termine sono comunque un’anglicizzazione della parola del gaelico irlandese “uisce” che è traducibile in “acqua di vita”, derivando direttamente dal latino “aqua vitae”. Quella che però oggi noi chiamiamo acquavite è un prodotto diverso, visto che è realizzata con l’uva, mentre il whisky è un distillato di cereali. Anticamente però pare ci si concentrasse più sui processi produttivi, in questo caso la distillazione, piuttosto che sugli ingredienti usati.
Il whiskey americano
Il whiskey americano è un distillato di cereali che si produce principalmente con l’utilizzo di mais e segale. La produzione di whiskey in America ha avuto inizio nel XVIII secolo ad opera di alcuni coloni irlandesi e scozzesi. Questi non avendo a loro disposizione le consuete materie prime, come orzo e frumento, iniziarono la distillazione delle graminacee più diffuse nel Nuovo Mondo, ottenendo un risultato decisamente più morbido rispetto ai whisky di malto prodotti nel Vecchio Continente.
Diverse tipologie di whiskey americano
I whiskey americani si dividono in tre principali tipologie: il Bourbon, il Tennesse Whiskey e il Rye. Sono tutti ottenuti dalla distillazione di mais e segale, ma con diverse percentuali. Per i primi due si usa mais almeno al 51%, mentre nel Rye l’ingrediente principale è la segale, in concentrazioni minime del 51%.
Il Bourbon prende il nome da una contea del Kentucky in cui fu ideato, pare nel 1789, dal reverendo Elijah Craig. Si tratta di un whiskey che nasce dalla distillazione di una miscela di mais, che può arrivare anche all’80%, alla quale si aggiungono segale e piccole quantità di malto.
Il whiskey del Tennesse è ottenuto, come il Bourbon, dalla distillazione di una miscela di cereali che contiene percentuali variabili di mais, segale e orzo maltato. A differenza del Bourbon però prima di essere messo ad invecchiare viene filtrato con carbone d’acero e questo gli dona un sentore di affumicato molto tipico.
I diversi tipi di distillazione e le diverse distillerie americane
Il whiskey americano viene prodotto sia tramite distillazione continua che discontinua, ad ogni modo viene sempre distillato due volte, contro le tre dei whiskey irlandesi. Questa differenza è dovuta al fatto che il mais che caratterizza i distillati americani restituisce un risultato più morbido e rende pertanto superflua la terza distillazione.
Il distillato ha una gradazione alcolica dell’80%, viene allungato con acqua e portato a 62 gradi prima di essere messo ad invecchiare. Il Tennesse whiskey subisce come detto subisce anche un ulteriore passaggio di filtraggio con cenere d’acero. Tutti i distillati americani vengono poi fatti invecchiare per un minimo di due anni.
Trascorso un periodo variabile di invecchiamento in botti di quercia, il whiskey viene allungato nuovamente con acqua e portato così da una gradazione che in genere è tra 40 e 50 gradi.
Le principali distillerie americane si trovano nello stato del Kentucky e in quello del Tennesse. Nel primo stato si trova la distilleria Jim Beam tra i più rinomati produttori di Bourbon al mondo. Molto noto è anche il marchio “Four Roses” che deve il suo nome proprio alle quattro figlie del fondatore della distilleria, il signor Rose. Famosi nel mondo sono poi i whiskey “Wild Turkey” e “Fighting Cock” e in fine il più popolare tra i Tennesse Whiskey, ovvero il “Jack Daniels”.